Aree Marine Protette in Sardegna con Blue Marine Foundation
Criticità
Il 70% della superficie del nostro pianeta è ricoperto da mari e oceani, e solo un 30% da terre emerse. A questo pianeta blu dobbiamo la produzione di più del 50% dell’ossigeno che respiriamo e l’assorbimento di circa il 30% delle emissioni di CO2 generate ogni anno dall'attività umana e dall'inquinamento terrestre.
Le acque italiane sono tra le più ricche in biodiversità del Mediterraneo (che rappresenta l’1% dei mari del mondo): accoglie oltre 17.000 specie e raggiunge valori di biodiversità fino a 10 volte superiori la media mondiale. Se ben gestite e ben connesse, le Aree Marine Protette (AMP) possono contribuire fortemente a preservare queste specie, gli ambienti naturali che le ospitano, e a ripristinare gli habitat protetti, mitigando così gli effetti dei cambiamenti climatici.
Tuttavia il Mar Mediterraneo risulta il mare più sovrasfruttato al mondo, sia in termini di sovrapesca (il 75% delle popolazioni ittiche risultano oggi sovra pescate, e molte già a rischio), sia per l’elevato trasporto marittimo e per la mala gestione delle attività umane (agricole, industriali, di smaltimento e turistiche) che si svolgono lungo la fascia costiera, e che ne modificano il litorale.
Non è poi da sottovalutare il fenomeno del cambiamento climatico in corso, che ha recentemente portato al massimo storico di 31 gradi l’aumento delle temperature dell’acqua, e il dilagante problema delle microplastiche e attrezzi abbandonati della pesca, che oltre ad danneggiare la fauna e a degradare gli habitat, con i movimenti del mare vengono sminuzzate sino a divenire una poltiglia invisibile (microplastiche), raggiungendo in alcune zone concentrazioni fino a 10Kg/Km2. E poiché la plastica viene solo sminuzzata in 100 anni, ma mai degradata, viene assorbita dai pesci per via alimentare, arrivando sulle nostre tavole.
Area di intervento
Di fronte a questo degrado ambientale, è fondamentale la tutela delle Aree Marine Protette.
Affinché un’area protetta possa svolgere la sua funzione al meglio e manifestare i cosiddetti ‘effetti riserva’ (alti valori di biodiversità, di biomassa e abbondanza di specie), deve essere ben gestita contro il degrado, non devono esser troppo piccole nella loro estensione, e deve poter essere connessa ad altre aree protette limitrofe, al fine di garantire a specie migratrici di trovare riparo durante il loro intero ciclo vitale.
L’area di intervento ha dunque coinvolto un network di tre Aree Marine Protette in Sardegna (Capo Caccia, Isola Asinara e Capo Carbonara-Villasimius), dove ritroviamo habitat eterogenei e di pregiato interesse naturalistico e un ricco patrimonio faunistico.
L'obiettivo finale è quello di migliorarne l'efficacia di protezione, guardando l'Agenda 2030 come motore primario per la salvaguardia del patrimonio marino italiano.
Intervento
A partire da gennaio 2022 è stato avviato, in compartecipazione col nostro partner Blue Marine Foundation, un triplice progetto biennale che vede protagoniste tre Aree Marine Protette in Sardegna: Capo Carbonara (Villasimìus), Capo Caccia (Isola Piana) e l’Isola Asinara. Scopo dell’iniziativa è ampliare e migliorare l’efficacia di gestione delle singole aree protette promuovendo la conservazione di habitat cruciali e specie vulnerabili, secondo le attuali linee guida europee (Direttiva Habitat 92/43 CEE) e gli obiettivi dell’Agenda 2030.
Area Marina Protetta di Capo Carbonara
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Completata la rimozione dei rifiuti da 6 siti per cui sono stati perlustrati/censiti circa 33.156 m2 di fondale (ca 3,5 ha), di cui 16.810 m2 (ca 2 ha) effettivamente ripuliti dalla presenza di attrezzi da pesca abbandonati/reti fantasma e altri rifiuti.
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L'Università di Genova ha coadiuvato nelle azioni di monitoraggio ex-ante ed ex post, utilizzando il metodo BACI (Before, After, Control, Impact) per verificare le condizioni del fondale prima e dopo la rimozione degli attrezzi. È stato accertato il miglioramento progressivo successivo all'intervento.
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Il tonnellaggio esatto dei rifiuti prelevati è risultato di circa 1.100kg (oltre la tonnellata): sono state rimosse ca. 1 Km di reti da pesca e un centinaio di nasse come attrezzi da pesca abbandonati (pari a 750 kg), e altri tipi di rifiuti plastici (pari a 330 kg).
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A gennaio 2024 è stato predisposto un vademecum in infografica sul come affrontare e gestire problematiche ambientali di questo tipo, e soprattutto prevenirle (per informare e contrastare il fenomeno degli ALDFG - Abandoned, Lost or otherwise Discarded Fishing Gear) - materiale divulgabile sia in inglese sia in italiano.
Area Marina Protetta di Capo Caccia
L’Area Marina Protetta di Capo Caccia, che ospita il più grande complesso di grotte marine in Italia (oltre 100, tra cui la Grotta di Nereo, la più grande d’Europa), è un tesoro di biodiversità. Quest'area consta di habitat preziosi come i coralligeni e una varietà di fauna marina, tra cui specie protette a rischio di estinzione come il riccio diadema, il tritone gigante, il dattero di mare e la ciprea porcellana. Purtroppo, negli anni, la biodiversità dell’area ha subito un forte impatto a causa dell’ancoraggio libero e del turismo diving non regolamentato. Il numero di immersioni è passato da 4.515 a 5.657 in cinque anni (dal 2018 al 2021), con un totale di 20.913 immersioni nel quinquennio, di cui il 70% nelle grotte dell’AMP.
Per contrastare questo degrado, Fondazione Capellino insieme a Blue Marine Foundation hanno intrapreso azioni mirate per la conservazione degli habitat e della biodiversità marina. Verrà installato un sistema di 4 boe di ormeggio intelligenti. Questo sistema permetterà una maggiore regolamentazione dell’attività subacquea ricreativa e proteggerà l’habitat coralligeno adiacente all’ingresso delle grotte. Ogni boa proteggerà 0,3 ettari, preservando un’area totale di 1,2 ettari nell’area di Capo Caccia. Tra le specie monitorate con l’Università di Sassari nell’area del coralligeno, si evidenziano la Leptosammia pruvotii, la Eunicella cavolini (gorgonia gialla), il Corallium rubrum (corallo rosso) e la Axinella cannabina (spugna calcarea).
Dopo 20 anni dalla sua istituzione, l’assemblea del Parco ha dunque approvato un regolamento definitivo. Questo include un nuovo piano per l’ormeggio nell’intera area dell’AMP che azzererà il fenomeno dell'ancoraggio libero e linee guida specifiche per i diving che operano attorno al promontorio di Capo Caccia, in linea con gli obiettivi del nostro progetto.
Parco Nazionale dell'Asinara con la sua Area Marina Protetta
Dal 2021 al 2024 ci siamo dedicati, in collaborazione con Blue Marine Foundation, alla protezione dell'ecosistema dell'Area Marina Protetta (AMP) del Parco Nazionale dell’Asinara.
Quest'area unica combina la protezione di un parco nazionale con le misure di conservazione di un'AMP, offrendo un rifugio vitale per numerose specie come tursiopi, balenottere e la tartaruga comune Caretta caretta.
L'overfishing, o pesca eccessiva, è una minaccia crescente per gli ecosistemi marini in tutto il mondo. All'Asinara abbiamo adottato nuove misure di gestione della piccola pesca, con azioni più restrittive e basate su dati scientifici. In particolare, attraverso il monitoraggio e strategie tipo il tagging (marcatura) di specie target come l'aragosta, assieme alla definizione di un piano per un prelievo responsabile e la creazione di un marchio di qualità del pescato dalle marinerie locali, si è limitato l'eccessivo prelievo di animali non ancora adulti.
Grazie al sostegno della Fondazione Capellino e della Blue Marine Foundation, il progetto all'Asinara ha ottenuto risultati eccezionali. Inizialmente era previsto un ampliamento dell'area protetta tra 1.000 e 6.000 ha, ma si è poi giunti a una decisione diversa: quella di prendere in affidamento e gestire una zona marina molto più vasta, passando da 10.800 ettari a oltre 66.000 ettari di area protetta, e con una linea di conservazione ben più restrittiva: quella europea. Da dicembre 2022 è stato infatti creato un tavolo tecnico per migliorare la gestione, e il Parco dell'Asinara ha collaborato con la Regione Sarda e il Ministero dell'Ambiente (MASE) per gestire tre siti Natura 2000 di interesse comunitario: l'Isola dell'Asinara, l'Isola Piana di Porto Torres e l'area dall'Isola dell'Asinara all'Argentiera, un importante corridoio ecologico per la specie Tursiops truncatus (tursiopi). Ora l'area protetta è di ben 66.345 ettari marini.
La gestione di questi siti di rilevanza europea contribuirà all'obiettivo dell'Agenda 2030 del 30% di aree protette (di cui 10% strictly), garantendo una gestione efficace dei sistemi naturali. La convenzione inoltre prevede l'aggiornamento delle misure di conservazione, attività di vigilanza e controllo, e monitoraggio con l'Università di Sassari degli habitat e delle specie prioritarie (principalmente rappresentati da cetacei, praterie di posidonia e habitat a coralligeno).
Parallelamente, a gennaio 2024, la Regione Sardegna tramite il MASE ha formalmente approvato l'avvio della creazione della "Riserva Biosfere Transfrontaliera a mare" tra Sardegna e Corsica, la prima in assoluto del Mediterraneo. Si trova tra le tre AMP del Nord Sardegna - Asinara, Capo Testa e la Maddalena - e le Bocche di Bonifacio a Sud della Corsica. Il Programma UNESCO Man and Biodiversity (MaB) aiuterà a conservare la biodiversità e promuovere lo sviluppo socioeconomico sostenibile.
Per saperne di più
www.bluemarinefoundation.com/2022/03/29/blue-marine-launches-ambitious-campaign-to-connect-marine-protected-areas-in-italy/
www.bluemarinefoundation.com/projects/italy/
I nostri partner
Blue Marine Foundation è una fondazione inglese vocata alla promozione di Aree Marine Protette, ad affrontare la pesca eccessiva sviluppando modelli di piccola pesca responsabile e a ripristinare habitat marini, riportando così in salute gli oceani, il cui degrado è tra i maggiori problemi ambientali del mondo. Combattendo i fenomeni distorsivi del pianeta blu si aiuta la vita nell'oceano a svolgere la sua fondamentale funzione di stabilizzazione del clima terrestre e connettere le persone e le nuove generazioni al mare, promuovendone la conoscenza e il rispetto.
Dati di progetto
DURATA 2 anni (01/01/2022 – 31/12/2023) |
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NOSTRO INVESTIMENTO €144.000,00 (di cui €72.000 - il 50% - di Fondazione Capellino) |