Diaccia Botrona: conclusione

Diaccia Botrona: conclusione

Perché la Fondazione Capellino si è impegnata in questa causa?

Alcune battaglie ambientali possono durare anni e non sempre portano a un esito certo. La Fondazione si fonda sull’idea di restituire alla natura ciò che l’uomo le sottrae, garantendo continuità agli habitat e destinando i profitti non all’arricchimento privato, ma alla protezione e al ripristino degli ecosistemi. Tra gli ambienti più fragili in Italia e in Europa ci sono le zone umide: territori di transizione preziosi ma spesso minacciati, vitali per milioni di uccelli migratori che li usano come sosta nei loro viaggi.

Secondo questa visione, l’area della Diaccia Botrona non poteva essere destinata ad attività umane. La Fondazione ha favorito il dialogo tra istituzioni e privati, raggiungendo un accordo che assicura per 90 anni la gestione pubblica dei terreni. Anche le aree agricole circostanti contribuiranno alla biodiversità, grazie alla conversione al biologico e al mantenimento delle colture di cereali.

Così una situazione di rischio si è trasformata in una prospettiva di tutela e crescita per habitat e specie. Un traguardo importante che ci auguriamo diventi un modello da replicare altrove.

 
Virgolettato della fondazione estratto dal comunicato stampa di allora:
 
<<L’obiettivo che la Fondazione Capellino unitamente alle associazioni ambientaliste WWF Provincia di Grosseto, GOM Gruppo Ornitologico Maremmano "A.Ademollo" si era posta era quello di mantenere pubblica la riserva e convincere il privato a rendere funzionale il Padule Aperto alla sosta dei grandi migratori e alla riserva stessa. È stato un successo diplomatico reso possibile grazie alla sensibile intelligenza e lungimiranza di Federico Vecchioni (Amministratore Delegato di BF Spa) il quale dopo lungo negoziato si è convinto dapprima a dare in concessione per 90 anni alla Provincia i 215 ettari della riserva naturale, e infine per 50 anni altri 150 ettari del Padule Aperto sui quali la Fondazione Capellino è pronta a sostenere i costi per la loro trasformazione in prati umidi e successivamente riconsegnarli alla riserva per il loro mantenimento.>>