Gli alberi sono i nostri più grandi alleati nella lotta al cambiamento climatico.
Non esiste tecnologia migliore di quella prevista dalla Natura per assorbire le emissioni di carbonio e contenere l’aumento della temperatura globale al di sotto della soglia di 2 gradi Celsius, come stabilito dall’Accordo di Parigi e più recentemente anche dalla Conferenza delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici del 2021 (Cop26).
Ogni anno oltre tre milioni di persone in tutto il mondo muoiono per gli effetti devastanti dell’inquinamento prodotto dalla cementificazione selvaggia dei centri abitati con conseguente aumento nell’aria di particolato da traffico veicolare, riscaldamento domestico e dalle industrie.
La piantumazione in aree urbane ha molteplici vantaggi:
il raffreddamento delle zone limitrofe impedisce la formazione di isole di calore e riduce di conseguenza i consumi energetici e le emissioni dannose prodotte dagli impianti di climatizzazione
le regioni ombreggiate costituiscono una risorsa preziosa per i cittadini e per gli animali che frequentano la città
la capacità di assorbimento dell’acqua da parte del suolo riduce il rischio di dissesto idrogeologico e mitiga l’impatto delle piogge.
"Le città rappresentano meno del 2% delle terre emerse. Da questo 2% proviene l’80% di anidride carbonica, dei rifiuti e del consumo delle risorse del pianeta"
Stefano Mancuso, Direttore del Laboratorio Internazionale di Neurobiologia Vegetale
Ma piantare alberi non basta: bisogna farlo con criterio. Il rischio che i danni superino i benefici è dietro l’angolo.
«È importante scegliere le specie giuste, possibilmente native, da piantare in mescolanza per far crescere una foresta in salute, che resista alle pressioni climatiche e svolga al meglio le sue funzioni ecosistemiche a beneficio dell’ambiente e della società»
Giorgio Vacchiano, ricercatore in gestione e pianificazione forestale all’Università di Milano
La tutela della biodiversità locale, con scelta di specie autoctone e adatte a un determinato tipo di suolo e clima è basilare: la fisiologia della foresta urbana è costituita da un ecosistema complesso e non è determinata semplicemente da una “somma di alberi”.
L’approccio scientifico sarà determinante per fare della tecnologia naturale, che sono gli alberi, un modello in grado di competere con la tecnologia delle macchine. Partiremo con 3 progetti pilota condotti con metodo scientifico in cui misureremo tutti i servizi ecosistemici che gli alberi possono portare a chi vive in città oltre allo scontato assorbimento di CO2. L’evidenza scientifica renderà il modello competitivo e replicabile nel mondo.
L’approccio culturale sarà indispensabile ed avverrà coinvolgendo le nuove generazioni attraverso la scuola e i cittadini delle città e quartieri interessati dai progetti. Questa operazione di consapevolizzazione è utile per accudire costantemente gli alberi dopo l’impianto.
Piantare un albero è un gesto semplice e antico per rendere il futuro possibile.
Attualmente è in corso la definizione di 3 progetti, in 3 diversi paesi europei, che avranno una durata decennale con un budget di spesa complessivo ad oggi stimato in € 20.000.000.
Questa è la
Reintegration Economy
Tutto ciò che hai letto in questa pagina è reso possibile dalla Reintegration Economy. Un modello economico nuovo: prevede che la proprietà e il 100% dei ricavi di un’azienda (da cui sottrarre i costi, gli investimenti e le tasse) non siano un beneficio per pochi ma a disposizione di tutte le specie viventi e della loro casa comune che è il Pianeta.
Questa azienda è Almo Nature, 100% proprietà della Fondazione Capellino.
