Articolo di
Giulia Bernardi
Project Manager Blue Marine Foundation
Vista la stagione estiva che ormai ci inonda con il solleone, ho pensato di parlarvi del meraviglioso mare italiano, raccontandone sia le sue meraviglie che le attuali criticità che, volente o nolente, legano il destino di tutti noi.
Bellezze e criticità del Mar Mediterraneo
Innanzitutto, vorrei cominciare chiamando il nostro pianeta Terra con un nome diverso, pianeta Mare, perché ben il 70% della superficie del nostro pianeta è ricoperto da mari ed oceani, e solo un 30% da terre emerse.
Questa grande massa blu è responsabile della produzione di più della metà dell’ossigeno che viene rilasciato nell’aria e viene utilizzato da tutti gli abitanti del nostro pianeta, sia terrestri che marini.
Ed in mezzo a questa grande distesa blu spicca il nostro splendido Mar Mediterraneo, un piccolo mare semichiuso che comunica con l’oceano Atlantico tramite lo Stretto di Gibilterra e con il mar Rosso tramite il Canale di Suez.
Malgrado il Mediterraneo rappresenti solo l’1% della superficie globale è uno scrigno di biodiversità, in quanto accoglie oltre 17.000 specie e raggiunge valori di biodiversità fino a 10 volte superiori la media mondiale.
Il Mediterraneo ospita alcune specie di eccezionale rilevanza naturalistica, tra la Posidonia oceanica, una pianta marina (non un’alga!), e come tale provvista di radici, fusto, foglie e produce fiori e frutti. Le sue praterie sono tra i più emblematici habitat del nostro mare, in quanto svolgono delle mansioni insostituibili per il benessere del mare e dell’uomo:
Oggigiorno questa pianta marina è fortemente minacciata da varie azioni umane, tra cui l’ancoraggio libero delle imbarcazioni, che ne causano l’eradicazione di intere zolle di prateria. Se considerate che il tasso di crescita medio della posidonia è di soli 1-2mm l’anno, è facilmente comprensibile perché oggi circa il 40% delle praterie mediterranee sono considerate in stato di degrado.
Tuttavia, oltre alle sue bellezze, bisogna sottolineare anche le criticità che attualmente incombono su questo meraviglioso e delicato sistema naturale.
Il Mar Mediterraneo risulta il mare più sovrasfruttato al mondo, sia in termini di sovrapesca (il 75% delle popolazioni ittiche risultano oggi sovrapescate), sia per l’elevato trasporto marittimo che si snoda nelle sue acque, sia per le molte attività umane che si svolgono lungo la fascia costiera e che ne modificano il litorale.
Oltre a questo, dobbiamo considerare l’inesorabile fenomeno del cambiamento climatico, che negli ultimi anni sta portando ad un aumento delle temperature dell’acqua, raggiungendo recentemente il massimo storico di 31 gradi. E per ultimo, ma non meno importante, c’è il problema dilagante delle macroplastiche che, con i movimenti del mare, vengono sminuzzate fino a divenire una poltiglia invisibile (microplastiche), raggiungendo in alcune zone concentrazioni fino a 10Kg/Km2. E siccome la plastica non viene degradata ma solo sminuzzata, viene assorbita dai pesci per via alimentare, arrivando, ironia della sorte, fino ai nostri piatti.
Dobbiamo considerare che questo fenomeno di mala gestione degli ambienti naturali marini non colpisce solo il Mar Mediterraneo, ma tutti gli oceani. Se consideriamo che solo un 10% di essi è rimasto intoccato, possiamo immaginare il reale impatto che le azioni sconsiderate dell’uomo stanno causando sull’ambiente più vasto della terra.
Di fronte a questo degrado ambientale, c’è un’azione che, a livello globale, aiuta i mari a riavvicinarsi al loro stato pristino di naturalità, ed è l’istituzione di aree marine protette (AMP). Le AMP sono universalmente riconosciute dal mondo scientifico come un lascito testamentario per le nuove generazioni.
Le AMP rappresentano una polizza assicurativa per il futuro, sia in termini di tutela ambientale per la preservazione di habitat e specie vulnerabili, sia perché sono uno strumento di sviluppo sostenibile, unica via che permetterà all’uomo di convivere in armonia con il mare.
Le AMP sono un’eredità che produce bellezza e ricchezza per chi visita i luoghi per scopi ameni, ma anche per chi vive all’interno di questi territori.
Ovviamente, affinché un’AMP possa svolgere la sua funzione al meglio e manifestare i cosiddetti ‘effetti riserva’ (alti valori di biodiversità, di biomassa ed abbondanza di specie), deve essere ben gestita, non devono esser troppo piccole nella loro estensione, e deve poter essere connessa ad altre AMP limitrofe, al fine di garantire a specie migratrici di trovare riparo durante il loro intero ciclo vitale.
Un’AMP rappresenta un modello di gestione efficace di un bene comune che, come tale, ha bisogno di regolamenti per garantire che le sue risorse siano utilizzabili anche domani, all’interno di un contesto di armonico sviluppo e sfruttamento responsabile delle risorse marine.
Ho il piacere di poter parlare a nome della Blue Marine Foundation, per la quale lavoro con orgoglio e dedizione dal 2016. Blue Marine è una ONG inglese che, dal 2010, si sta impegnando a supportare molti progetti in tutto il mondo per promuovere la creazione di aree marine protette, sviluppare modelli di piccola pesca responsabili, contrastare la pesca illegale ed avvicinare le nuove generazioni al mare. Blue Marine è arrivata in Italia nel 2016 ed oggi lavora in sette AMP italiane con l’obiettivo di sviluppare progetti sito-specifici finalizzati e migliorarne l’efficacia di gestione e di conservazione.
In Italia, Blue Marine ha trovato un grande alleato nella Fondazione Capellino, che supporta tre progetti sardi centrati sul recupero e smaltimento di rifiuti abbandonati in mare, sull’apposizione di boe di ormeggio per tutelare habitat prioritari segnalati dall’Europa (posidonia e coralligeno), e sulla promozione di modelli di gestione della piccola pesca più efficaci e partecipati da parte dei piccoli pescatori locali.
Altri progetti di Blue Marine in Italia sono centrati sul prevenire la pesca di specie accessorie (pesci che vengono pescati ma rigettati in mare perché non hanno valore di mercato), combattere la pesca a illegale all’interno dei confini di un’area marina protetta, e proteggere specie iconiche come lo squalo grigio, l’aquila di mare e la rara foca monaca.
Le AMP sono certamente lo strumento più efficace nel preservare gli habitat marini, ma non possiamo esimerci dal pensare che le azioni di ogni persona sono fondamentali per il mantenimento di un mare in salute. È importante considerare il mare come un bene comune, in cui ogni azione resta impressa nella memoria del luogo che andiamo a visitare. Per questo, ho pensato di elencare qui sotto alcune buone pratiche per far si che il nostro passaggio lungo i nostri tratti di costa non arrechi danno ai sistemi naturali, lasciando l’area esattamente come l’abbiamo trovata (se non in condizioni migliori).
Ricordiamoci che siamo ospiti su questa bellissima Terra, che ci da aria per respirare, ci nutre e ci accoglie in questo misterioso percorso che è la vita.
Informati sempre sulle regole vigenti nell’area. Ricordati che le regole non sono fatte per limitare il tuo divertimento, ma per garantirlo a te e a chi verrà dopo di te.
Non prelevare ‘souvenir’ dagli ambienti naturali (es. conchiglie, sabbia): stai prelevando materiale importante per il mantenimento dello stato naturale dell’area.
Non lasciare alcun resto sulla spiaggia (es. mozziconi di sigaretta, bottiglie, carte/involucri di rivestimento di cibo, ecc.): avrai portato sicuramente delle buste/sportine con te, quindi potrai riutilizzarle per portar via i tuoi rifiuti.
Se vedi una tartaruga in spiaggia, o in prossimità di essa, non avvicinarti: potrebbe essere un tentativo di nidificazione. Chiama il 1530 e sorveglia l’area, mantenendo a distanza i curiosi.
Compra una crema solare che sia ‘sea-friendly’: queste eviteranno di rilasciare sostanze nocive nell’acqua di mare. Considera che, a fine stagione, il numero di persone che avrà transitato in quel luogo può essere molto elevato!
Se sei in barca e vedi emergere dei grandi animali marini (es. delfini, balene o tartarughe) riduci la velocità ed evita di avvicinarti ma limitati ad osservarli: se vorranno giocare, saranno loro a venirti incontro.
Se sei in barca ricordati che l’ancoraggio su posidonia è doppiamente sconsigliato, sia perché è un habitat protetto dall’Unione Europea (e quindi potresti incorrere in una sanzione), sia perché non è considerato un ancoraggio sicuro in quanto l’ancora può perdere la tenuta e scivolare via.
Chiedi ai ristoratori di comunicarti qual è il pesce locale pescato dalle piccole marinerie locali: eviterai di consumare pesce importato e sosterrai l’economia dei piccoli pescatori che, di per sé, svolgono una pesca a minor impatto ambientale, se confrontata con la pesca industriale. Ricordati che la domanda fa l’offerta, quindi le tue scelte possono contribuire ad influenzare le scelte dei ristoratori.
Chiama la Guardia Costiera per qualsiasi emergenza, digitando il 1530.
Inizia la collaborazione tra Fondazione Capellino e ENPA per il progetto “Nate Libere”
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